Tu sei qui: CronacaProcesso antiracket, tocca ai testimoni
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 26 giugno 2002 00:00:00
Saranno ascoltati venerdì prossimo: arriveranno in aula come testimoni nel processo contro la banda del pizzo che terrorizzò i commercianti della zona industriale. Ciro Lodato ed Antonio Stabile saranno chiamati a testimoniare sui tre presunti affiliati al clan Bisogno, denunciati nel novembre di due anni fa da alcuni imprenditori cavesi finiti nella morsa del racket. A coinvolgerli nel lungo processo è stata la testimonianza dell'imprenditore Gerardo Pisapia, finora teste chiave dell'inchiesta partita con la denuncia contro Vincenzo D'Elia (difeso dall'avvocato Rodolfo Viserta), Pierangelo Pezzella (nella foto in alto, avvocato Giovanni Annunziata) e Guerino Lambiase (difeso dagli avvocati Marco Salerno e Maurizio Mastrogiovanni), suoi presunti estorsori. Per l'imprenditore cavese altri due suoi colleghi avrebbero assistito all'incontro fissato per la consegna del pizzo e conclusosi con l'arresto dei tre taglieggiatori. La rivelazione è saltata fuori durante il controinterrogatorio, tenutosi nelle precedenti sedute dibattimentali. Durante il secondo interrogatorio sostenuto in aula, Pisapia ha indicato la presenza di suoi due conoscenti, Lodato e Stabile, «che gli avrebbero detto alcune cose sul conto dei tre uomini che lo stavano aspettando». Era il 17 novembre del 2000, secondo quanto riportato nella deposizione del teste chiave Pisapia: l'appuntamento con Pezzella, D'Elia e Lambiase (nella foto al centro) era previsto per le ore 19. Prima di recarsi all'incontro, l'imprenditore, impegnato nel settore dei trasporti, avrebbe avvertito gli agenti del Commissariato locale, diretto dal vicequestore Sebastiano Coppola, indicando il luogo e l'orario fissato per il pagamento del pizzo. Una volta davanti alla Tribuna centrale dello stadio comunale "Simonetta Lamberti", l'imprenditore avrebbe azionato il registratore per conservare su nastro l'intero colloquio, compresa la presunta richiesta di soldi: 300mila lire. Intanto, l'intero quartiere era stato accerchiato dai poliziotti. E così, nello stesso istante in cui D'Elia (nella foto in basso) afferrò le banconote, gli agenti gli piombarono addosso. Con lui furono arrestati Pierangelo Pezzella e Guerino Lambiase con l'accusa di estorsione. Ora si attendono le prossime udienze per cercare di trovare delle conferme o delle smentite a quello che finora è apparso un faccia a faccia tra l'imprenditore cavese ed i suoi tre presunti estorsori. Intanto, il collegio difensivo si dice tranquillo: tredici testimoni, infatti, scardinerebbero l'impianto accusatorio, compreso l'incontro incriminato. Per gli avvocati difensori le 300mila lire riscosse in occasione dell'arresto riguarderebbero l'estinzione di un credito.
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