Tu sei qui: CronacaMeningite, salvo il bambino cavese
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 19 febbraio 2003 00:00:00
Le cure, efficaci e tempestive, gli hanno salvato la vita. Trasferito all'ospedale "Cotugno" di Napoli, tramite i contatti presi dal "Ruggi D'Aragona" di Salerno, il bimbo di Cava de' Tirreni ce l'ha fatta. Ora è fuori pericolo. Spiega da Napoli il primario del reparto "infezioni del sistema nervoso centrale", Francesco Faella: «L'infezione da meningococco può essere fatale. Il piccolo, però, ha risposto molto bene alla terapia e, anche se la prognosi, per prassi, non può essere sciolta prima di cinque giorni, non corre più alcun pericolo». Così, dopo i tre casi gravi di meningite ed i ricoveri urgenti al reparto infettivi del San Leonardo, la situazione sembra più tranquilla. Ieri il primario, Maurizio Mazzeo, ha sciolto la prognosi per la turista di Bergamo in vacanza in Costiera. La donna era giunta a Salerno quando l'infezione era già in corso. E sono migliorate anche le condizioni della casalinga 53enne di Cava, residente nella frazione Santa Lucia, dove successivamente è scoppiato il caso del bimbo, salvato anch'egli dopo il trasferimento a Napoli. «Il meningococco - rivela il primario Mazzeo - è uno dei geni a riproduzione più veloce. Il decesso può sopravvenire nel giro di due ore. È bene, quindi, non sottovalutare i rischi e continuare a tenere alta la guardia». Il responsabile del reparto infettivi non si ferma qui. Per cautelarsi, ha deciso di mettere nero su bianco, evidenziando i disagi strutturali del reparto e l'impossibilità, se ve ne fosse bisogno, di ospitare altri casi gravi. «Scriverò alla Procura della Repubblica - avverte - per sottolineare i rischi dei trasferimenti, che sono indispensabili, per carenza di posti in isolamento, ma che giovano solo a chi li dispone. Il paziente affetto da meningite da meningococco, nel passaggio da un ospedale all'altro, corre seri pericoli. E questa è una realtà che gli organi superiori devono conoscere. Non è affatto giusto scaricare tutta la responsabilità su medici ed operatori sanitari». Insomma, in corsia il clima è infuocato. Da una parte i medici, che rivendicano strutture adeguate per fronteggiare le emergenze; dall'altra i dirigenti, che alzano le braccia e si rimettono alla "coscienza" dell'assessorato regionale, per lo stanziamento di fondi proporzionati alla domanda. L'offerta, però, continua a languire. E la Sanità pubblica, chiusa nel vortice della politica ed attenta più agli interessi privati che alla tutela dei pazienti, continua ad ignorare i diritti del cittadino. Salvo poi, quando si verifica più di un caso grave e scoppia la psicosi da malattie infettive, scoprire finalmente che i reparti non sono a norma, che mancano le apparecchiature e che i medici sono costretti ad operare senza strumenti. Vietato ammalarsi, dunque? A questo punto c'è da chiedersi se un'azienda ospedaliera come quella di San Leonardo non abbia necessità di ampliare gli spazi destinati alle malattie infettive. È quello che reclama il primario Mazzeo, replicando implicitamente al manager Salemme, il quale ha spiegato che tempi e ristrettezze economiche non fanno ben sperare.
FUORI PERICOLO IL BIMBO DI CAVA
Il dott. Francesco Faella dell'ospedale "Cotugno" spiega come è stato salvato il bambino cavese affetto da meningite
Al "Cotugno" di Napoli il bimbo di Cava de' Tirreni è giunto in coma. Ora è salvo. Un miracolo? Lo chiediamo al primario del reparto "infezioni del sistema nervoso centrale», Francesco Faella. Dottore, il bimbo aveva la meningite? «Sì ed in forma molto preoccupante». Eppure, si è ripreso in poche ore. «La terapia, somministrata all'istante, è stata ben assimilata dall'organismo». Di solito è sempre così? «Per i casi pediatrici c'è più possibilità di salvezza. Buona parte dell'esito è affidato alla tempestività della fase terapeutica». Quindi, ogni minuto è prezioso. «Direi proprio di sì. Ecco perché, come afferma il dottore Mazzeo, il trasferimento è sempre un rischio. Quando è indispensabile, va fatto con un mezzo veloce, come, ad esempio, l'eliambulanza». Pensavate di salvare il bambino in un arco di tempo così limitato? «In questi casi non si è mai troppo sicuri, ma abbiamo puntato sull'efficacia dei farmaci e sulla buona rispondenza dell'organismo. Per fortuna, è andata bene». Quando sarà dimesso? «Per il momento, è ancora in prognosi riservata. Tra cinque giorni la scioglieremo e si deciderà per il resto della degenza, che credo sarà breve».
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