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Cronaca

Infuria la polemica sui lavori al Borgo

Inserito da Il Mattino (admin), sabato 4 gennaio 2003 00:00:00

Le osservazioni di Paolo Gravagnuolo, storico e critico d'arte, sul restyling del Borgo hanno colpito. I toni del dibattito sulla pavimentazione nel centro storico si alzano. Durissime alcune critiche verso i politici. Si sottolinea che è stata perduta una grande occasione per progettare un recupero forte del Borgo, in sintonia con la storia e con il ricco patrimonio urbanistico della città. La storia ha inizio nel 1985, quando la giunta Abbro-Panza lanciò un concorso nazionale di idee per la pavimentazione e l'arredo urbano. Tra i 20 progetti, vinse l'architetto Claudio Di Donato, che spiega: «Era una proposta complessiva, concreta e completa. Andava dalla pavimentazione in porfido e pietra di Centola all'arredo. Nell'esecuzione della proposta i materiali potevano essere cambiati ed adeguati alle esigenze ed ai vincoli della Soprintendenza». I lavori affidati alla ditta Vangone furono sospesi fino al 1977, quando fu realizzato un nuovo progetto esecutivo dall'Ufficio Tecnico comunale e chiuso il contenzioso con la stessa ditta Vangone, che avviò e completò il primo lotto sotto la Giunta Fiorillo. «Certo, l'attuale pavimentazione è tutta diversa da quella da me pensata e proposta», lamenta Di Donato. L'operazione, invece, è difesa dall'ex assessore ai Lavori pubblici della Giunta Fiorillo, Alfonso Lambiase: «Il merito della Giunta Fiorillo è stato non solo di aver rinvenuto i finanziamenti, ma anche di aver ripreso ed adattato i progetti. Il secondo lotto progettato dal team con capofila l'architetto Roberto Sica era già pronto alla vigilia delle elezioni. Il progetto era definitivo ed esecutivo. Messina ha cantierato tutto ciò che noi avevamo previsto, tranne l'ampliamento della rete di distribuzione del gas metano. A meno che non voglia con fondi personali provvedere oggi alla rimozione della pavimentazione». Da Palazzo di Città, non essendo stata ancora assegnata la delega ai Lavori pubblici (attualmente ne è titolare il sindaco), si fa sapere che il progetto in esecuzione non poteva essere modificato. Il progetto prevedeva di proseguire le opere già realizzate, che avevano interessato il primo lotto, con l'adozione dei medesimi materiali, lavorazioni e tipologie già utilizzate. Su questo punto convergono le critiche degli architetti Emilio Maiorino ed Umberto Barone. Il primo, autore di una proposta di Piano di Colore nel '92 e di un progetto di Recupero integrato del centro storico, è fortemente critico nei confronti di Fiorillo (nella foto): «Ben altri dovevano essere i materiali e, soprattutto, diversa doveva essere la visione dell'intervento. La realizzazione più consona e più adatta al luogo è quella di un canonico basolato stradale diagonale a correre, che restituisca nella sua semplicità la ricchezza dei maestri scalpellini. Un piano di pavimentazione in cui trovano posto il colore grigio del basolato di pietra, unito a quella di Centola. È sbagliata l'idea complessiva». Umberto Barone, autore del recupero di Santa Maria al Rifugio, obietta: «Occorreva un lavoro più artigianale e meno industriale, vedi la bocciarda ed il taglio a filo sega. Avremmo chiesto una maggiore attenzione». Più flessibile l'architetto Pino Adinolfi: «È senza dubbio una forzatura, ma l'intervento complessivamente è accettabile».

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