Tu sei qui: Cronaca‘Il prefetto precetti i farmacisti'
Inserito da (admin), venerdì 24 ottobre 2003 00:00:00
Non gli va giù l'idea che «i farmacisti si considerino una casta privilegiata», e lo dice, come al solito, senza mezzi termini. Anzi, mette nero su bianco le sue considerazioni e le invia al prefetto, invitandolo a «precettare tutti i farmacisti per aver interrotto arbitrariamente il servizio». Così il segretario provinciale della Cgil, Fausto Morrone, esordisce nella nota indirizzata ad Enrico Laudanna, sottolineando che «lo sciopero ha già provocato notevole smarrimento tra le fasce più deboli», tanto che «i più poveri possono addirittura rinunciare a cure indispensabili per la propria salute». Di qui l'appello alle istituzioni perché «si muovano con il dovuto rigore e anche con severità» e, soprattutto, ai sindaci, che «stanno zitti e subiscono senza reagire a queste umiliazioni, mentre invece a loro è affidata la responsabilità delle comunità che amministrano». «Per il momento - afferma Morrone - la Cgil regionale ha sporto denuncia alla Procura, facendo presente che la sospensione delle normali prestazioni va contro la legge, anche perché non vengono distribuiti medicinali di fascia A. È un fatto gravissimo la disparità tra i lavoratori pubblici, che aspettano la conclusione del loro contratto di lavoro, e questi professionisti, che si permettono impunemente di fare mesi di sciopero senza perdere un euro, anzi guadagnando di più ed immediatamente». Dal canto loro, però, i farmacisti ribattono di «non essere dipendenti pubblici, avendo unicamente una convenzione esterna con l'Asl», motivazione che per Morrone è «soltanto un alibi». «Anche durante la scorsa agitazione della categoria - sostiene il sindacalista - la Commissione di Garanzia accertò la violazione dell'art. 13 della legge 146 del 1990, modificata dalla 83 del 2000, per il fatto che la durata dello sciopero era eccessiva e non erano stati garantiti i servizi essenziali. La legge, infatti, stabilisce quattro ore di interruzione, mentre i farmacisti hanno addirittura indicato, come data limite, il 31 dicembre. Certo, riconosciamo la legittimità della lotta e delle richieste maturate nei confronti della Regione, ma siamo altrettanto convinti che non ci debbano essere differenze tra i cittadini prestatori della propria opera».
LA RISPOSTA DI FEDERFARMA
«La nostra agitazione è stata concordata», replica il presidente Antonio Pandolfi
«Siamo persone perbene, che si preoccupano dei propri dipendenti, e non accetteremo alcun condizionamento esterno nella risoluzione della protesta»: Antonio Pandolfi, presidente provinciale della Federfarma, ribatte alle dichiarazioni di Fausto Morrone con «precisazioni doverose». Partiamo dall'incontro di stamattina con l'assessore Tufano... «Oggi ci incontreremo per cercare di risolvere la questione. Riconosco che abbiamo avuto proposte interessanti, ma ci stiamo riflettendo. Ieri sera c'è stata una riunione plenaria a Napoli per vagliare le iniziative dell'assessore alla Sanità, Rosalba Tufano. Abbiamo preso delle decisioni, discusso tra di noi, ma non so ancora cosa decideremo di fare quest'oggi». Insomma, quando rientrerà lo sciopero? «Spero presto, ma non posso garantire niente. Sono troppi mesi che non ci pagano e non possiamo reggere in eterno. Poiché ci riteniamo persone perbene, provvediamo regolarmente a corrispondere gli stipendi ai nostri dipendenti. Su di loro non facciamo pesare nessun ritardo: non li penalizziamo». Vi accusano di aver interrotto il servizio. Cosa risponde? «Che abbiamo sospeso solo l'assistenza diretta. Le farmacie, del resto, osservano il normale orario di lavoro e distribuiscono i farmaci salvavita. Ci hanno fornito un elenco di medicinali che siamo tenuti a dare: ne sono circa 100, tra cui morfina, insulina, antiepilettici e digitatici». E sull'intervento del prefetto? «La Commissione di Garanzia ha consentito lo stato di agitazione. Anche se Laudanna ci precettasse, non potrebbe restituirci i soldi che la Regione ci deve. Siamo sicuri di esserci attenuti alla legge e di non avere colpe». Può essere più preciso? «Voglio dire che, come tutti gli scioperi del servizio pubblico, c'è anche per noi un tavolo di concordato presso la prefettura. Ne deduco che il sindacalista possa aver agito per visibilità, ma con scarsa conoscenza dei fatti». Insomma, il dialogo con la Tufano è possibile? «Questo senz'altro, ma siamo vigili sulle proposte che si vengono sottoposte. Da parte nostra, c'è tutta l'intenzione di mettere fine ai disagi che stiamo dando all'utenza. Siamo consapevoli che i pazienti non hanno colpa, ma questa era l'unica possibilità per vedere rispettati i nostri diritti».
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