Tu sei qui: CronacaI tanti volti di Cava
Inserito da (admin), martedì 18 novembre 2003 00:00:00
Vivere a Cava all'inizio è stato difficile. «Una città chiusa. Solo da pochissimo tempo - dice Maria Teresa de Scianni - mi sono integrata, mi sento finalmente accettata. Ma, le assicuro, i primi anni sono stati duri. Per tutti ero la forestiera, faticavano a ricordare il mio nome, ero semplicemente la moglie di Pino Cammarota». Il rapporto tra Maria Teresa de Scianni e Cava de' Tirreni è intriso di luci ed ombre. «È una località bellissima - ammette - di grande fascino. Merita a pieno titolo il nome che le hanno dato di "Bologna del Sud". Passeggiare sotto i portici è delizioso, anche quando piove. Per non parlare delle ville e dei giardini... ben curati, ti senti veramente immerso nella natura». A Cava abita ormai da 16 anni. Conosce tutti i pregi ed i difetti di questo luogo «che non è paese, ma che stenta a diventare città». Il neo maggiore è la diffidenza verso chi non è nato all'ombra della Badia. L'ha provata sulla sua pelle: un'ostilità mascherata da gentilezza. «Quando, fresca sposa, frequentavo il circolo del Tennis, mi salutavano con un sorriso, poi mi ignoravano. Forse erano troppo presi dal bridge per pensare a chiacchierare. Per me che sono un'estroversa, è stato un dramma». L'apparire e non l'essere è l'altro grande vizio che l'avvocatessa di ferro attribuisce ai cavesi: «Sono una persona semplice, vesto in maniera tradizionale, appena appena un filo di trucco. Sono cresciuta a San Mauro La Bruca ed ho imparato ad apprezzare tutto ciò che è autentico. Qui, invece, conta solo la forma. La prima cosa che mi ha impressionato negativamente sono state le ragazzine, tirate a lucido già a 16 anni». Ora, dall'alto dei suoi 41 anni, Maria Teresa guarda le cose con maggiore distacco, osserva con entusiasmo i piccoli-grandi cambiamenti. Li valuta da semplice cittadina, ne discute con la gente che incontra quotidianamente quando fa la spesa o quando accompagna i figli, due volte a settimana, in palestra. Avvocato sì, ma soprattutto mamma a tempo pieno. Pronta ad arrabbiarsi se qualcosa non va per il verso giusto, se non è a misura di bambino. Un esempio? La figlia Laura frequenta con altri 6 coetanei il corso sperimentale di musica. La scuola aveva organizzato un saggio, ma la manifestazione era stata inglobata in una sfilata di moda. Il tempo passava, i ragazzini si innervosivano. Conclusione: non li hanno fatti esibire più. E lei, di fronte alle lacrime di questi 12enni delusi, ha cacciato le unghie ed ha bacchettato insegnanti ed organizzatori. Non ama la mondanità, Maria Teresa. Il suo mondo è tutto rinchiuso nelle quattro pareti domestiche. La musica e la pittura sono il suo relax. Il più grande divertimento, assicura, è trasformarsi in massaia: «Fare la spesa al supermercato mi piace da matti. Anche perché il mio compagno di carrello è mio marito Pino, unico, grande amore della mia vita». Non rinnega le sue origini cilentane, ma da 16 anni è cavese a tutti gli effetti. Ad unire Maria Teresa de Scianni al borgo porticato è un legame forte, il matrimonio con Pino Cammarota. Entrambi avvocati: lei si occupa di Diritto di famiglia, lui di fallimentare. Si sono conosciuti freschi laureati al Centro Studi Giuridici di Salerno, ora sono associati sotto la sigla "Cadesc". La famiglia per Maria Teresa è al primo posto: «Ho due bambini, Laura di 12 anni ed Alessandro di 8. Ho nei loro riguardi un forte senso di responsabilità, perciò mi dedico soprattutto ai problemi dei minori». Come vice presidente dell'Aiga, ha collaborato alla stesura del progetto di riforma del Diritto di famiglia, che ha ottenuto un ottimo consenso a Roma in sede di audizione parlamentare, nell'ambito della discussione della proposta di legge sull'affido condiviso (Disegno di Legge Tarditi). Ora, però, il dialogo con il Consiglio dell'Ordine forense è interrotto. «Mi sono allontanata - spiega - per motivi di coscienza. Quando si tratta di famiglia, non accetto compromessi». Come hobby ha la chitarra e la pittura. La passione per la musica l'ha eredita dal padre Cesare, insegnante elementare, come la madre Anita Serva. «Papà suonava il mandolino - ricorda - e mamma cantava. Io li accompagnavo nei nostri concertini domestici».
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