Tu sei qui: CronacaGennaro Castello ricorda il luttuoso 1943
Inserito da (admin), lunedì 2 luglio 2012 00:00:00
Quanti racconti, nelle sere d’inverno, ci sono stati proposti dai nostri nonni e di questi quanti sono rimasti impressi nella nostra memoria! Gennaro Castello, nostro concittadino emigrato in Australia, a distanza di settant’anni da tre tragici eventi, in un lungo manifesto affisso anche sui “pilieri” del Borgo porticato, ha voluto che non si dimentichi.
«Questo manifesto di lutto - scrive fra l’altro Gennaro Castello - è indirizzato alla Città di Cava de’Tirreni, a quella di Salerno ed all’intera Provincia e vuole rimembrare ai contemporanei quanto accadde nella Caserma Umberto I di Salerno, distrutta dal raid aereo delle forze anglo-americane il 21 giugno 1943». La Caserma Umberto I venne letteralmente rasa al suolo in quanto ritenuto il “centro operativo” per la difesa della Città di Salerno e del golfo. Le forze armate italiane, invece, erano state dislocate nella vicina Pontecagnano e nessun aereo italiano si alzò mai in volo per contrastare i bombardamenti.
Gennaro Castello, con tale manifesto, intende ricordare che nel 2013 ricorreranno 70 anni dall’accaduto, per cui ha ritenuto doveroso rimembrare ai posteri la tragedia occorsa nell’indicata italica caserma. Gennaro, figlio del cavese Sergente Maggiore Alfonso Castello, classe 1915, rievoca l’ultimo eroico atto della vita del suo papà. Erano le prime ore del pomeriggio di quel 21 giugno 1943, scrive Gennaro Castello, quando il mio papà, terminato il quotidiano servizio, si stava accingendo a ritornare a Cava de’Tirreni, unitamente ad altri concittadini ed al maestro di musica Della Corte, ma giunti alla fermata del tram iniziò a suonare la sirena con la quale veniva avvertiva la popolazione dell’imminente bombardamento aereo.
Il Sergente Maggiore Castello, sordo ai richiami dei compagni, poiché era responsabile dei servizi di caserma, con sprezzo del pericolo e senso del dovere, decise di ritornare indietro, per impartire ai suoi soldati gli ordini conseguenti. Tale decisione costò cara al ventottenne nostro concittadino Alfonso Castello e con lui la maggior parte dei militari presenti in caserma! Un evento rimasto nella memoria storica della Città di Salerno!
I funerali militari furono celebrati dopo cinque giorni, ovvero dopo che la salma del cavese Sergente Maggiore Castello venne ritrovata ed identificata nel civico cimitero di Fratte-Salerno. Gennaro Castello a quel tempo aveva appena tre anni e mezzo, pur tuttavia ricorda il corteo funebre lungo Corso Umberto I e l’apertura della bara nella sala cimiteriale di Cava de’Tirreni e ricorda pure che alla vista del corpo macchiato di sangue del suo papà, urlando a squarcia gola, corse in lungo ed in largo per il camposanto e solo l’amorevole abbraccio della zia Elena Mazzitelli riuscì a fermarlo.
L’evento luttuoso qui sintetizzato trovò riscontro anche nei ricordi del maestro Della Corte e, in Australia, dove Gennaro poi emigrò, nei racconti di un compagno di lavoro, d’origine calabrese, sopravvissuto al tragico evento del 21 giugno 1943, il cui nome è Giuseppe, ma di cui non ricorda il cognome. La tragedia familiare di Gennaro Castello non finì con quel luttuoso episodio, poiché di lì a breve avrebbe dovuto piangere ancora. Il 21 settembre 1943, nel mentre giocava con la sorella Palmina, di soli due anni, nel cortile retrostante l’abitazione paterna della Frazione di San Pietro, a causa dello scoppio di una cannonata, la piccina rimase mortalmente ferita. Quella palla di cannone sparata dal naviglio anglo-americano, dislocato nel golfo di Salerno, le fu fatale.
Il dislivello del terreno e i pochi metri di distanza dalla sorella, impedì al piccolo Gennaro di restare anch’egli vittima innocente della seconda guerra mondiale. Oltre alle due luttuose circostanze, ricordate con dovizia di particolari dal nostro concittadino Gennaro Castello, vi è anche quella occorsa il 22 settembre 1943 sulla strada che dal centro di Cava de’Tirreni collega la Frazione di Sant’Arcangelo. Un soldato tedesco non riuscendo, alla guida di un carro armato, ad attraversare lo stretto arco che conduce alla piazzetta, nel vedere un gruppo di persone, che, ferme all’apice della salita che conduce alla chiesa parrocchiale gesticolava, come noi del sud siamo adusi fare, s’infuriò e sparando nella loro direzione con la mitragliatrice colpì a morte tredici persone.
Tra le vittime vi era la tredicenne Michelina Focarelli, quella che sarà la defunta cognata di Gaetano Castello. Accaduto ciò, verso sera, un ufficiale tedesco si presentò nell’abitazione della famiglia Focarelli e, mostrate le foto della sua famiglia, chiese scusa ai genitori della piccola Michelina. Mamma Angelina, deceduta in Adelaide (Australia) perdonò il giovane carrista dicendo: “Siamo tutti figli di mamma, tutti possiamo sbagliare; è la conseguenza della guerra!”. L’ufficiale, ospitato a cena, condivise con la numerosa famiglia Focarelli la modesta cena.
Quando mamma Angelina (madre di tredici figli di cui nove viventi e che nella vita fu donna di carità) morì, nella chiesa di Adelaide, durante la cerimonia funebre, Gaetano la rivelò alla moltitudine presente quale “piccola grande mamma”; un lungo e scrosciante applauso accompagnò il feretro fino all’uscita dalla chiesa.
Il manifesto di Gennaro Castello vuole ricordare a noi contemporanei, ma anche ai posteri, quanto, seppur fanciullo, ha sofferto a causa della guerra, ciò perché ci sia di monito e perché ci sia sempre più impegno da parte dell’umanità ad essere onesta con se stessa, altruista e divulgatrice del vicendevole fraterno amore.
Livio Trapanese
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