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Cronaca

Emergenza ambientale a Cava

Inserito da Il Salernitano (admin), lunedì 28 aprile 2003 00:00:00

E' piena emergenza ambientale a Cava de' Tirreni. Nell'occhio del ciclone finiscono le imprese che scaricano abusivamente liquami nel torrente Cavaiola, la qualità del suolo, inquinato da vecchie discariche abusive, l'alta incidenza di neoplasie sul territorio e l'installazione di ripetitori di telefonia mobile. Sono stati resi noti, nei giorni scorsi, i risultati delle analisi sulla Cavaiola. Coleriformi, streptococchi e tracce di coloranti: questo è quanto contengono le acque del torrente cittadino. «Non voglio - sottolinea Roberto Napoli, direttore dell'Arpac di Salerno - fomentare polemiche. Invito tutti i cittadini, e naturalmente l'assessore all'Ambiente della città, a prendere visione dei dati, che sono disponibili nei nostri uffici, insieme alla montagna di esposti che riceviamo dai cittadini. Cava è sprovvista di impianti per le acque reflue. Ci auguriamo che l'Amministrazione e l'assessore eliminino queste cause d'inquinamento, perché i cittadini attendono delle risposte concrete». Responsabili della situazione sarebbero le decine di opifici che scaricano abusivamente liquami tossici nelle acque del fiumiciattolo. La maggior parte di essi, infatti, non ha un sistema di depurazione. «Bisogna avviare una fase a tolleranza zero - continua Napoli - per reprimere tutti i comportamenti fuori legge. Le Amministrazioni devono smetterla con i piagnistei da propaganda politica, quando, poi, nei loro bilanci le risorse destinate alle politiche ambientali sono pressoché nulle». Per quel che riguarda la bonifica dei siti delle ex discariche abusive, Napoli invita l'Amministrazione ad agire in tempi rapidi: «Cava è stata inserita nell'elenco dei Comuni che potranno usufruire di fondi per le energie alternative. Spero che l'Amministrazione si sia attivata per preparare tutti i documenti necessari». Sorgono, intanto, altri problemi ambientali, legati all'installazione di ripetitori di telefonia mobile. Due nuovi impianti, oltre a quelli finora previsti, irromperanno nel paesaggio della Vallata: le basi radio di tipologia Umts sulla palestra di via Santoriello, a Pregiato, e sull'ex Circoscrizione di Passiano, in via Ido Longo. Le due basi radio saranno installate, su progetto dell'Amministrazione, su immobili comunali. La prima sarà posta a pochi metri da una scuola elementare, la seconda in un punto densamente abitato. Sale, così, a 7 il numero dei siti individuati dal Piano di razionalizzazione delle antenne nella Vallata. Una decisione che ha di nuovo creato allarmismo in città, mentre sono già centinaia le firme raccolte da spontanei comitati "antiantenne". L'opposizione consiliare, che lamenta l'assenza di passaggi della questione in Commissione ed in Consiglio comunale, annuncia una grande manifestazione di piazza. «Si mette in atto - sottolineano i Ds metelliani - un grave attacco al diritto dei cittadini ed alla loro salute. Il sindaco è venuto meno ad un impegno assunto in Consiglio comunale. Disse che per le antenne saremmo stati informati ed addirittura chiese al nostro consigliere Michele Coppola, esperto in medicina nucleare, di esprimere un suo parere. Tutto ciò non è avvenuto. Ecco, dunque, l'idea di coinvolgere in maniera diretta l'opinione pubblica». A cercare di rassicurare i cittadini è l'assessore all'Ambiente, in quota An, Luigi Napoli: «In questi mesi d'assessorato ho preso in considerazione tutti i casi ad alto rischio di inquinamento ambientale. Stiamo portando avanti un monitoraggio sulle emissioni elettromagnetiche. Abbiamo chiesto l'intervento dell'Arpac per la centrale Enel sita in via XXV Luglio. In via ufficiosa, siamo stati rassicurati da primi rilievi, ma stiamo valutando la possibilità di un'altra sistemazione. Stesso discorso vale per le antenne di telefonia mobile».

IL COMUNE CHIEDE PIÙ CONTROLLI ALL'ARPAC

«Staniamo chi inquina la Cavaiola»: l'assessore Luigi Napoli ha sollecitato un'operazione di monitoraggio sulle industrie metelliane. Tumori: allarme ingiustificato

Il Comune chiama l'Arpac. Assillato dall'emergenza Cavaiola e dalla lunga diatriba divampata in questi giorni, l'assessore all'Ambiente, Luigi Napoli, ha chiesto all'ente salernitano un'operazione di monitoraggio, fatta di controlli ed ispezioni nelle industrie di via Vittorio Veneto, via XXV Luglio e via Gaudio Maiori. Il motivo? Smascherare gli autori degli sversamenti abusivi: gli stabilimenti privi di sistemi di depurazione. «Non abbiamo avuto dati ufficiali - precisa l'assessore Napoli - sulle analisi relative all'episodio di una settimana fa, ma è chiaro che il Comune non ha colpe, perché la percentuale d'inquinamento che deriva dagli impianti di tipo domestico è minima. Il più grave danno non è la mancanza di un sistema di acque reflue, per il quale peraltro ci stiamo adoperando, ma gli sversamenti delle industrie. Chiediamo all'Arpac di andare a controllare tutti gli stabilimenti, per verificare se effettivamente possiedono un sistema di comparatore automatico ed un misuratore portatile». Arriva, così, a stretto giro di posta una risposta dell'Amministrazione all'invito alla tolleranza zero da parte del direttore dell'agenzia salernitana, Roberto Napoli, che ha contestato al Comune la mancanza di un sistema di depurazione per le acque reflue. «Questo è un problema vecchio - precisa l'assessore - che abbiamo ereditato dalle passate Amministrazioni. In quasi due anni di governo abbiamo lavorato attivamente e non accetto strumentalizzazioni politiche». Per l'allarme tumori, invece, è stato incaricato, in veste di consulente del Comune, il dott. Mario Polverino, direttore responsabile del Dipartimento di Medicina dell'Asl Sa1. Secondo le prime indagini, si tratterebbe di una paura ingiustificata. I dati in possesso delle autorità comunali e sanitarie indicherebbero Cava come città in linea con il trend regionale. Anzi, stando alle ultime statistiche, le neoplasie alla vescica e quelle alla mammella sarebbero inferiori alle percentuali registrate nelle centri del Nord. Nessuno di questi studi, però, sarebbe in grado di rintracciare oppure smentire una presunta correlazione tra i livelli di inquinamento di alcune zone e l'incidenza dei tumori. I responsabili del Dipartimento di Prevenzione collettiva dell'Asl Sa1, infatti, hanno ribadito che, per poter comprovare una relazione di causa ed effetto tra inquinamento ed aumento di tumori, è necessario avviare un'indagine epidemiologica. Tale studio richiederebbe ingenti risorse in termini di tempo e personale, attualmente carente.

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