Tu sei qui: CronacaDroga, pesanti condanne per il clan Zullo
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 30 ottobre 2002 00:00:00
Dure condanne per i componenti del clan, capeggiato da Lucia Zullo (nella foto), detta la «zarina», che importava cocaina dal Sudamerica. Ieri pomeriggio, la sentenza è stata pronunciata dal Giudice dell'udienza preliminare, Maria Teresa Belmonte, che ha deciso per la maggior parte degli originari 26 imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Pene da un massimo di 10 anni per la Zullo a quelle minori, comminate in base al ruolo svolto da ciascuno nell'ambito dell'organizzazione. Confermato, quindi, l'impianto accusatorio costruito dal sostituto procuratore Antonio Centore, titolare dell'inchiesta. L'operazione «Bolivar» (così fu denominata la cattura dei componenti del clan Zullo) avvenne all'alba del 25 giugno 2001. Furono arrestate 26 persone, tutte accusate, a vario titolo, di far parte o di essere in rapporti con un'organizzazione che collegava potenti corrieri colombiani con gli acquirenti su tutto il territorio provinciale. Dall'Agro alla Piana del Sele, l'organizzazione arrivava ovunque con diramazioni capillari. La cupola era gestita dalla 36enne cavese Lucia Zullo, considerata la promotrice, la dirigente e l'organizzatrice dell'associazione a delinquere. Suoi complici diretti erano Eugenio Avagliano, Ben Mamoud Abdelaziz, Salvatore Marazzito e Biagio Daniele. Con loro la "zarina" concordava quantitativi, modalità e strategie per l'acquisto e lo smercio. La Procura disegnò collegamenti e rapporti che il gruppo aveva, tra il '99 ed il 2000, con altri gruppi o "privati" spacciatori o assuntori di droga, soprattutto con Salvatore Del Giorno, il braccio "cittadino", anche lui promotore di un'associazione che vendeva sigarette di contrabbando e droga nel capoluogo salernitano. Il gip Michelangelo Francavilla ordinò gli arresti sulla scorta di una ricca documentazione, fatta soprattutto di intercettazioni telefoniche e di ricostruzioni di veri e propri messaggi in codice.
LA STRUTTURA DEL CLAN
A capo dell'organizzazione la cavese Lucia Zullo. Ruoli diversi per i vari esponenti della banda, ma tutti dovevano rendere conto a lei
Nella sua abitazione a Cava de' Tirreni, Lucia Zullo aveva realizzato il quartier generale dell'organizzazione. Da lì dirigeva tutte le operazioni per smerciare la droga ai diversi acquirenti, numerosi in tutta la provincia di Salerno. Cocaina purissima, importata da Caracas ed in genere dal Sud America, ma non solo, in quanto acquistava grossi quantitativi di stupefacenti anche da altri trafficanti. La sua attività la svolgeva in prevalenza per telefono, per contattare i fornitori e gli acquirenti. Proprio le intercettazioni telefoniche in corso nell'ambito di un'altra inchiesta, sempre per droga, hanno portato alla scoperta del clan capeggiato dalla Zullo. La difesa aveva sostenuto l'inutilizzabilità di quelle intercettazioni, perché acquisite nel corso di un altro processo, ma è stato un tentativo vano: quei colloqui hanno inchiodato gli imputati alle loro responsabilità. Nell'ambito dell'organizzazione, i vari esponenti avevano ruoli precisi: alcuni si limitavano solo a spacciare, altri anche a reclutare nuovi clienti. Vi era, poi, chi aveva il potere di esigere, anche con la forza, il pagamento dei crediti, ma alla fine tutti dovevano rendere conto alla Zullo delle attività svolte ed a lei dovevano consegnare i guadagni. Il marito, Eugenio Avagliano, alla fine è stato «sostituito» negli affari, e soprattutto nel cuore della "zarina", da Ben Mamoud Abdelaziz (nella foto), il pericoloso tunisino, già arrestato in precedenza per due tentati omicidi e condannato per lesioni.
SESSO ED AFFARI PER LA ZULLO
Amanti e droga nell'universo della "zarina". Al suo fianco il tunisino Abdelaziz
Sesso ed affari, un binomio indissolubile per la "zarina". In entrambi i casi l'attività era frenetica. Si preoccupava di piazzare la «roba», ma quest'occupazione non la distoglieva dai suoi amanti. Intercettazioni piccanti hanno dimostrato che ne avrebbe avuti molti, ma alla fine Ben Mamoud Abdelaziz ha preso con la forza il posto del marito. Infatti, Eugenio Avagliano, che con Abdelaziz ha condiviso prima la donna ed ora la stessa pena a 6 anni di reclusione ed al pagamento di 20mila euro di multa, è stato cacciato di casa, pare dopo essere stato picchiato. Il tunisino ha, poi, preso il posto di Avagliano anche nell'ambito dell'organizzazione, ad esempio per esigere i crediti, facendo uso anche della forza nei confronti di chi non pagava o ritardava nel versamento delle somme. Lucia Zullo era una donna risoluta, un vero capo, che non delegava le decisioni più importanti della sua fiorente attività, ma utilizzava i vari collaboratori, piazzati strategicamente, per i diversi ruoli, scegliendoli in base alle «capacità» dimostrate sul campo. E così, teneva in pugno gran parte del fiorente mercato della droga a Salerno. L'inchiesta sulla "zarina" della droga portò successivamente a numerosi arresti di pusher.
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