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Cronaca

D'Amore resta ai domiciliari, ecco perché

Inserito da (admin), lunedì 24 aprile 2006 00:00:00

Socialmente pericoloso e rischio di reiterazione del reato. Sono le ragioni che hanno spinto i giudice del Tribunale della Libertà di Salerno a respingere la richiesta di rimessa in libertà per Antonio D'Amore, proprietario del noto ristorante "Le Vecchie Fornaci", arrestato dai Carabinieri insieme al figlio Ettore con l'accusa di detenzione illegale di armi clandestine, munizionamento e cessioni di armi. E' stata depositata la motivazione del provvedimento emesso alcuni giorni addietro, quando i togati del Riesame si riservarono di decidere dopo aver ascoltato gli avvocati Marco ed Alfonso Senatore, che chiedevano l'annullamento della misura restrittiva e, dunque, degli arresti domiciliari.

«Anche dopo aver letto la motivazione - hanno spiegato gli avvocati - restiamo molto scettici circa il dispositivo emesso dai giudici del Riesame. Nella motivazione, fra l'altro, non viene citata, e né tanto meno spiegato, perché sia stata rigettata la nostra richiesta di consentire al nostro assistito di uscire per lavorare in un terreno poco distante dalla sua abitazione. Stiamo vagliando la possibilità di presentare ricorso in Cassazione». Con il passare dei giorni non cambia la linea difensiva, che resta ancorata a due punti fondamentali. Il primo: le armi sequestrate, secondo gli avvocati, farebbero parte di una collezione e pertanto avrebbero valore storico, ma non sarebbero funzionanti. L'altro punto riguarderebbe la fedina penale del D'Amore, finora incensurato. Come si ricorderà, in sede di convalida il Gip del Tribunale di Salerno, dott. Le Rose, aveva concesso la rimessa in libertà con obbligo di firma per Ettore, il figlio 40enne del presidente dei ristoratori cavesi, e gli arresti domiciliari per il padre 68enne, Antonio.

La misura restrittiva nei confronti di Antonio era scattata a seguito del ritrovamento nella sua abitazione di un'arma clandestina: la pistola calibro 7.65 di fabbricazione belga, modificata per l'applicazione di un silenziatore artigianale. Nel corso del primo interrogatorio, davanti al pm, il ristoratore cavese aveva spiegato di aver trovato l'arma sabato notte tra i cespugli, nel parcheggio del suo ristorante: «Volevo aspettare lunedì mattina - avrebbe detto al pm - per recarmi in Commissariato e denunciare il ritrovamento».

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