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Cronaca

‘Cinesi, via dall'Italia'

Inserito da (admin), lunedì 17 novembre 2003 00:00:00

Hanno scelto la notte per mettere a segno un raid razzista al negozio di abbigliamento gestito da una coppia di cinesi in via Sorrentino, una traversa di corso Umberto I. I teppisti - forse erano più di uno e con ogni probabilità della zona - hanno imbrattato la saracinesca con una scritta a grossi caratteri: «Via dall'Italia». E così, con l'anonimo inchiostro nero di una bomboletta spray, hanno lanciato il loro vile ultimatum. L'episodio, di chiara matrice intimidatoria, è stato subito segnalato alle Forze dell'Ordine cittadine. Stando ai primi accertamenti, i vandali sarebbero entrati in azione in piena notte, con ogni probabilità tra le 2 e le 3. Non hanno lasciato alcuna traccia, se non appunto la grossa scritta sulla parte alta della saracinesca. Per poi allontanarsi in gran fretta, senza provocare per fortuna altri danni. Al momento, gli investigatori non attribuiscono valore al gesto, che tendono a considerare come una ragazzata, al pari di qualsiasi altro atto vandalico perpetuato sulle mura dei palazzi imbrattate da scritte di ogni genere. Ma c'è chi, tra i residenti della zona, ammette che qualche segnale di difficile integrazione c'era stato già nei mesi passati. «I cinesi hanno aperto questo negozio - ricordano alcuni residenti - nella primavera scorsa. Nei primi giorni ci furono parecchie visite di agenti e vigili, chiamati a fare controlli, forse proprio su segnalazioni degli altri commercianti. E poi, erano gli stessi che visitavano il negozio, quasi come se stessero facendo un'ispezione». I controlli non avevano ravvisato alcuna irregolarità. Lo scorso venerdì mattina, in via Sorrentino, la strada era vuota e nel piccolo negozio, un unico locale ampio e quasi spoglio, dove sullo sfondo ci sono i capi di abbigliamento, c'era solo Wang, la proprietaria. Insieme al marito ed alla sorella, gestisce il piccolo negozio di abbigliamento. Anche lei ha visto la scritta. E' sbigottita: «Non so cosa voglia dire, non capisco bene l'italiano. Mio marito ora non c'è». E poi lascia intravedere un velo di paura, di chi è costretto a difendersi anche quando è la vittima: «Non siamo stati noi. Non abbiamo mai fatto niente di male a nessuno». L'apparizione di queste scritte razziste ha trovato unanime condanna in città. «È vergognoso. Sono episodi - dice Aldo Trezza, presidente della Confesercenti - che non meritano commenti, ma solo una secca condanna. Con ogni probabilità, si tratta dell'opera inqualificabile di ragazzacci, che non sanno quello che fanno». Trezza non prende in considerazione l'ipotesi di una possibile rivalsa per un'intrusione nel commercio locale di stranieri: «Lo escludo categoricamente. Noi commercianti chiediamo un commercio di qualità, ma questo non ha nulla a che vedere con il colore della pelle. La qualità può essere garantita da un cavese come da un cinese». Gli fa eco Luigi Trotta, presidente dell'Ascom: «Penso che si tratti di una ragazzata. Un atto di vandalismo che non trova nessun consenso in una società civile. Ma ripeto, è una bambinata. Nella nostra città non ci sono problemi di convivenza o ostilità tali da suscitare queste reazioni. Resta il fatto che l'episodio va condannato, al di là del contenuto, come è deprecabile una qualsiasi scritta su un muro della città».

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