Tu sei qui: CronacaCaso Silba, esplode la protesta
Inserito da La Redazione (admin), venerdì 1 aprile 2011 00:00:00
Emergenza Silba, i dipendenti scendono in campo. Alle prese con una situazione del tutto incerta, ieri mattina, giovedì 31 marzo, i lavoratori della società che gestisce i centri riabilitativi “Villa Alba” di Cava de’Tirreni, “Villa Silvia” e “Montesano” di Roccapiemonte, hanno manifestato tutto il loro malcontento per le strade della città metelliana. Nel pomeriggio, invece, si sono trasferiti in massa presso l'Aula Consiliare del Comune rocchese.
Rischio licenziamento e stipendi arretrati da tre mesi: queste le problematiche messe in piazza dai manifestanti, che, una volta attraversato Corso Umberto I, sono giunti al Palazzo di Città metelliano. E qui, dopo alcuni attimi di agitazione, sono riusciti ad incontrare l’assessore al Lavoro, Vincenzo Lamberti.
Incontro che si è poi concluso con la promessa dello stesso Lamberti di convocazione in tempi brevi di un nuovo tavolo di crisi, al quale, oltre alle sigle sindacali ed ai vertici societari della Silba S.p.a., prenderanno parte il sindaco Marco Galdi, il primo cittadino di Roccapiemonte, Antonio Pagano, ed i capigruppo di maggioranza e minoranza.
Intanto, l’ex sindaco Luigi Gravagnuolo, presente alla riunione di ieri, ha soffermato la sua attenzione su alcuni aspetti della vicenda. Innanzitutto l’esponente di “Città Nuova”, parlando di “strutture fantasma”, ha posto l’accento sulla necessità di attuare controlli presso tutti i centri della Campania che ricevono fondi pubblici, e ciò allo scopo di accertarne la vera esistenza. Una problematica, questa, a suo dire controproducente per le realtà come “Villa Alba”, “Villa Silvia” e “Montesano” che operano, invece, nella serietà e nella trasparenza.
Gravagnuolo ha anche sollecitato di indagare presso la stessa Silba S.p.a., nel tentativo di tenere sott’occhio le voci di spesa e di evitare eventuali speculazioni. Sull’ultimo punto battono molto anche i sindacati, che imputano lo stato di crisi della Silba non solo ai tagli regionali previsti dal decreto n. 6, ma anche e soprattutto ad una cattiva gestione finanziaria, partita già nel 2006. Nel mirino delle critiche anche l'avvio delle procedure di mobilità senza la previa ricerca di accordi o vie d'uscita.
Ora i 135 dipendenti coinvolti dallo stato di crisi aziendale sperano che la promessa di un nuovo tavolo non rimanga tale, ma soprattutto che possa essere ritirata una volta per tutte la procedura di mobilità e possano riottenere le mensilità arretrate.
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