Tu sei qui: CronacaCarriera e segreti di una studiosa
Inserito da (admin), giovedì 4 dicembre 2003 00:00:00
Una piccola mansarda affacciata su Monte Finestra. La cornice è un palazzo del Settecento, un po' decaduto, ma forse proprio per questo ricco di fascino. È il nido che si è costruito Ada Patrizia Fiorillo dopo la morte, due anni fa, del padre Aldo, storico segretario del Psi metelliano, a cui lo Sdi ha recentemente intitolato una sezione. Lo ha confezionato poco alla volta su sua misura, proprio come un abito prezioso. Ad aiutarla gli amici artisti. Sul pavimento di cotto antico un tappeto fatto d'amore. Sono le maioliche che Mario Carotenuto, Ugo Marano, Angelo Casciello, Carlo Catuogno, Enrico Ruotolo, Nino Tricarico, Renato Barisani, Gelsomino D'Ambrosio, Gerardo Di Fiore, Sergio Spataro - per fare solo qualche nome - hanno creato appositamente per lei. Anche il caminetto che riscalda le umide notti metelliane di chi ha scelto di abitare sotto i tetti reca una firma illustre, quella di Enzo Caruso. Così come la testata del letto, griffata Franco Marrocco. Dappertutto ceramiche, raccolte un po' ovunque, giacché il suo hobby preferito è collezionare i manufatti prodotti nelle faenzere di tutta Italia. Con un occhio di riguardo, ovviamente, per le botteghe di Vietri sul Mare. Sulle pareti la fuga di quadri che si alterna alla miriade di libri, molti dei quali la vedono in qualità di autrice. «Sono sempre in giro per lavoro - dice - ma le mie radici sono qui a Cava. La mia casa diventa il rifugio dopo il tran tran settimanale tra treni ed autobus di linea. Un'oasi dove leggere, studiare, ascoltare musica, trascorrere ore ed ore a conversare con le persone care». A strapparla dal suo eremo sono i fratelli, Marisa, Lia ed Enzo, perché "la piccola di famiglia", come la chiamano anche oggi che di anni ne ha compiuto 44, non sa resistere al loro affettuoso richiamo. Soprattutto da quando è nato Lele, che ha una vera adorazione per la "zia Patti", che lo porta spesso in gita sull'"affascinante" trenino che da Cava porta a Salerno. O, per meglio dire, ha come fermata i golosi gelati del bar Nettuno. Vita mondana? Assolutamente no. «Da ragazza sì. Gli svaghi abituali di quell'età, feste a casa o al Tennis, passeggiate sotto i portici, i bagni al Calipso di Vietri. Poi, è chiaro, gli interessi cambiano. Ho scelto per passione il mondo dell'arte e non me ne pento. Non sono una sgobbona, però. Il tempo libero lo trascorro come una persona normale: faccio la spesa, gironzolo per boutique, vado a cinema». Ad una cosa, in particolare, non rinuncia: il mare. Come non rinuncia alle suggestioni di Ravello, dove ogni anno, complice Bruno Mansi, rinnova l'appuntamento di mostre con l'"arte vista dalle donne". Oggi una nuova tappa nel suo viaggio dell'anima: Giffoni Sei Casali, dove è direttrice di quel minuscolo gioiello che è la palazzina neoclassica. Anche qui un buen retiro: il palazzo-cenacolo di Gigi Pennasilico.
Carriera e segreti di una studiosa
È proprio il caso di dire, smentendo il vecchio detto, che l'abito fa il monaco. Dai raffinati capi che indossa, fino agli occhiali dalla montatura sofisticata, si indovina al primo colpo d'occhio la professione: docente, ma di una materia quanto mai seducente, la Storia dell'Arte. Già, perché Ada Patrizia Fiorillo insegna, appunto, Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Napoli. E non basta, perché è anche prof a contratto (la disciplina resta invariata) all'Università degli Studi di Ferrara. Alterna la docenza all'attività di critico, con uno sguardo particolare ai nuovi linguaggi del contemporaneo ed al "paesaggio", con incursioni tra passato e presente.
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