Tu sei qui: CronacaAlloggi popolari invivibili, si spera nei fondi regionali
Inserito da (admin), venerdì 2 ottobre 2015 00:00:00
«Stavamo meglio quando stavamo peggio». È questa la risposta che ormai qualsiasi residente nelle case popolari fornisce quando gli si chiede di raccontare le condizioni in cui vivono da quando si sono trasferiti dai campi prefabbricati alle nuove abitazioni predisposte dal Comune metelliano per quanti furono “segnati” dal terremoto del 1980. Con l’arrivo delle prime piogge, difatti, risalgono a galla soliti e vecchi problemi. Ed ormai si attende solo che la Regione Campania accetti la richiesta di finanziamenti fatta dalla nuova Amministrazione per sistemare le cose.
La Giunta guidata dal sindaco Vincenzo Servalli è, infatti, intenzionata ad avviare un attento programma di recupero degli alloggi di edilizia residenziale pubblica attraverso un finanziamento di circa 2 milioni di euro, da destinare alla sistemazione degli alloggi di Pregiato e Passiano (per i quali la previsione di spesa è di 1 milione e 643mila euro) e di altri immobili comunali (400mila euro). Si tratta di una vasta operazione di manutenzione e riqualificazione che vede il Comune metelliano schierato in prima fila per beneficiare dei finanziamenti regionali che la Giunta De Luca, con apposita delibera approvata alla fine dello scorso luglio, si è proposta di stanziare per le opere di manutenzione straordinaria, decoro ed efficientamento energetico del patrimonio di edilizia pubblica.
Una spesa non certo indifferente per rimettere in sesto, a pochi anni dalla loro realizzazione, alloggi la cui costruzione è costata oltre 3 milioni di euro. Un’odissea che ha visto nel 2008 l’apertura del primo cantiere - ma iniziata già prima, tra bandi di gara ed avvio dei lavori - e che prosegue anche dopo la consegna delle chiavi. Sono bastati un paio d’anni per far emergere carenze strutturali che hanno trasformato in illusioni i sogni degli ex terremotati di poter abitare finalmente in una casa propriamente detta. Oggi, infatti, si combatte contro “patologie” edilizie di non poco conto (infiltrazioni d’acqua, umidità, condensa, scarsa tenuta del sistema di raccolta delle acque piovane, isolamenti termici inadatti) ed imperfezioni dovute alla mancata ultimazione dei lavori (marciapiedi divelti, vani interrati senza apposite chiusure).
Ad esempio, i residenti degli alloggi popolari di via Luigi Ferrara, nella frazione di Pregiato, lamentano da anni il mancato completamento dei locali al pianterreno, che avrebbero dovuto ospitare esercizi commerciali e che invece versano in condizioni di abbandono: si allagano con la pioggia e presentano preoccupanti crepe sulle pareti e sui soffitti. A Passiano, in via Di Marino, c’è invece da lavorare sul fronte dell’isolamento termico: nonostante siano già state fatte alcune operazioni di sistemazione, i residenti lamentano ancora la presenza di muffa e macchie d’umidità, causate secondo loro dall’utilizzo di materiali scadenti e da riparazioni approssimative.
Obiettivo dell’Amministrazione è, quindi, rimediare una volta per tutte ai danni che si sono accumulati negli anni a causa di lavori sostanzialmente fatti male e permettere finalmente agli ex terremotati di poter godere di una vera casa. Per ora, però, la richiesta di finanziamenti riguarda solo Pregiato e Passiano e - fatto salvo il comparto di alloggi della frazione Santa Lucia, di più recente ultimazione e che al momento non ha presentato particolari problemi - restano inspiegabilmente fuori dal progetto di recupero gli appartamenti popolari di via Enrico Grimaldi nella frazione Santa Maria del Rovo, dove gli inquilini convivono con i disagi derivati da lavori sospesi a causa di un contenzioso tra Comune e ditta esecutrice e che, stando ai progetti iniziali, avrebbero dovuto fornire a ciascuna delle 16 famiglie assegnatarie dei vani cantina.
Nunzio Senatore: «Scontiamo errori del passato»
Sul problema delle gravi carenze strutturali riscontrate negli alloggi di edilizia popolare è intervenuto il vicesindaco ed assessore con delega alla Manutenzione, Nunzio Senatore. «Purtroppo, quando si fanno gare col massimo ribasso, è questo il problema che viene fuori. Sono lavori fatti male, con problemi alle opere finali che si verificano inevitabilmente dopo la conclusione dei lavori stessi. Per alcune attività bisognerà quindi cambiare la procedura, optando per quella economicamente più vantaggiosa, che permetterebbe di ottenere qualità di lavoro e maggiore selezione delle imprese assegnatarie, perché viene richiesta una progettualità più puntuale e la possibilità di apportare continuamente migliorie. Col massimo ribasso capita, invece, che i lavori vengano affidati ad imprese che nemmeno sanno quale lavoro sono chiamate a fare e si limitano a segnare una cifra su un foglio». Insomma, in modo implicito, un duro atto di accusa rispetto all’operato delle precedenti Amministrazioni.
Giuseppe Ferrara
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